La pianta del dattero è una palma che negli anni può raggiungere i 30 metri di altezza e produrre fino a 50 Kg di frutta all’anno.
Per salire sulla palma i raccoglitori usano una tecnica molto semplice che prevede l’impiego di due soli strumenti: piedi e mani, la cui pelle, a contatto con i duri spuntoni del tronco residuo del taglio delle foglie, si trasforma in resistenti calli; l’esperienza quotidiana fa sì che gli operai più esperti salgano in pochissimi secondi anche sulle palme più alte, molti si aiutano con un primitivo imbrago fatto di resistenti corde prodotte con la stessa fibra di palma (tegumento), alcuni, più moderni e pragmatici, utilizzano scale; capita poi di trovare palme antiche, quindi altissime, con buchi scavati nel tronco utilizzati come supporto per raggiungere più facilmente la cima.
Nella prima fase della raccolta (tra settembre e inizio ottobre) i raccoglitori salgono sulle palme più volte alla settimana per staccare dal grappolo i frutti che via via raggiungono il giusto stadio di maturazione, lasciando crescere al sole gli altri; in questa prima parte della stagione la selezione avviene quindi direttamente sulla pianta. Nell’ultima fase di raccolta (fine ottobre), quando ormai le temperature in calo non permettono un’ulteriore maturazione, la selezione non avviene più tra le fronde, ma a terra: si staccano dalla palma gli interi rami con i grappoli rimasti e si suddividono i frutti in prima, seconda e terza scelta oltre allo scarto che viene dato in pasto agli animali o utilizzato per produrre alcol (ovviamente nei paesi non musulmani).
Una volta secco il dattero si conserva con facilità: grazie al suo alto contenuto di zuccheri e limitato di acqua può essere tenuto a temperatura ambiente, al riparo dalla luce e in un luogo secco per prevenire l’insorgere di muffe. Grazie a queste semplici regole di conservazione è possibile consumare i datteri in tutti i periodi dell’anno e approfittare ogni giorno dei suoi benefici.
La varietà Regina, la più pregiata, è la “Deglet Nour” il cui nome significa “Dattero di luce” che nella lingua araba vuole esprimere la sua bellezza.